Filumena Marturano: intervista alla regista Liliana Cavani.
Al teatro “Italia” arriva la celeberrima commedia di De Filippo con debutto alla regia di Liliana Cavani ed un cast di valore eccezionale come Mariangela D’Abbraccio, che ha iniziato la sua carriera diretta da Eduardo e Geppy Gleijeses, allievo prediletto di Eduardo.
LA MIA PRIMA VOLTA A TEATRO CON FILUMENA MARTURANO, UN’EROINA SENZA TEMPO
La regista parla a tutto tondo dalla sua amicizia con De Filippo fino all’attuale situazione culturale italiana. Filumana Marturano è una commedia che attrae ancora il pubblico perchè analizza temi ancora oggi attuali. La tv? Dovrebbe ritornare ad avere un ruolo di educatrice. E su Gomorra ho un mio pensiero personale…
Liliana Cavani rappresenta all’interno del panorama cinematografico una delle icone più vivaci ed influenti. Regista e sceneggiatrice di lungometraggi, documentari e opere liriche la Cavani si è sempre distinta ed apprezzata per l’uso creativo degli strumenti narrativi, per le immagini sofisticate, per scelte compositive e per la carica di tensione emotiva. Nella sua brillante carriera ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti come, solo per citarne alcuni: il David di Donatello per il miglior film Francesco; Premio alla carriera; il Leone d’oro per Philippe Pétain: Processo a Vichy al Festival di Venezia; premio Fellini 8 ½ per l’eccellenza artistica, Leone d’Argento per la migliora regia in Dove siete? Io sono quì.
Nata e cresciuta a Carpi, Liliana si laurea in Lettere Antiche all’Università di Bologna e decide subito di seguire la strada del mondo dello spettacolo frequentando il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Approdata alla Rai, realizza, per conto di questa, fino al 1965, una serie di documenti tematici incentrati su diversi aspetti della Seconda Guerra Mondiale: La storia del Terzo Reich, Le donne della Resistenza e L’età di Stalin, ottenendo il Leone di San Marco al Festival di Venezia per il miglior documentario con Primo Piano – Philippe Pétain processo a Vichy, nel 1965.
L’anno seguente esordisce con il suo primo lungometraggio a soggetto: Francesco d’Assisi, applaudito alla Mostra del Cinema di Venezia . Seguirà poi nella sua filmografia un’altra pellicola biografica: Galileo che affronta la storia del fisico e dell’astronomo italiano nel momento in cui viene processato per eresia. Comincia a creare i primi sentori di scandalo dirigendo I cannibali (1970), trasposizione cinematografica della tragedia di Sofocle “Antigone”, che si avvale della recitazione di Pierre Clémenti, Britt Ekland, Tomas Milian e Delia Boccardo. La pellicola che le diede una risonanza internazionale, è senza dubbio Il portiere di notte del 1974, dove la Cavani racconta la complicata storia di un legame indissolubile fra vittima, una donna ebrea, e carnefice, un ex nazista, che chiusi in un albergo, affondano in un abisso di ricordi e perversioni. Il film provocò un’offesa alla morale, non tanto per la crudezza di certe sequenze violente e ossessivamente erotiche, ma perché il film era calato in un contesto storico delicato come quello dei lager.
Negli anni Ottanta, dirige Marcello Mastroianni e Burt Lancaster in La pelle (1981). Oltre la porta (1982), Interno berlinese (1985) e Francesco (1989), con Mickey Rourke e Helena Bonham-Carter, terminano la filmografia di questa decade, mentre negli anni Novanta è l’ammirata regista di Dove siete? Io sono qui (1993) con Chiara Caselli e Anna Bonaiuto, storia di un amore fra sordomuti.
I suoi ultimi lavori sono dedicati alle fiction per la tv: De Gasperi – L’uomo della speranza (2005), Einstein (2008) e l’ultima versione di Francesco(2014).
Lei si è sempre occupata di cinema, di lirica, ma mai di prosa. Come è nata l’idea di firmare la regia teatrale di Filumena Marturano?
E’ stata un’idea degli attori Geppy Gleijeses e Mariangela D’Abbraccio che hanno pensato a me per la regia di questa commedia. Debbo ammettere che hanno anche insistito affinchè accettassi sebbene sapessero che prima di allora io non mi ero mai occupata di teatro e per me era un campo assolutamente inesplorato. Dopo le iniziali naturali titubanze ho deciso con entusiasmo di abbracciare questo progetto. Una spinta mi è stata data anche perchè conoscevo personalmente Eduardo De Filippo in quanto avevamo in comune lo stesso agente e molte delle sue opere le apprezzavo già da allora.
Filumena Marturano è una delle commedie più famose al mondo. Cosa ha apprezzato maggiormente di questa opera?
Il testo è di una bellezza inaudita e la commedia, sebbene sia stata scritta molti anni fa, analizza temi di grandissima attualità. All’inizio temevo che fuori dal contesto partenopeo non fosse abbastanza compresa per via del linguaggio dialettale. Poi, quando è stato messo in scena a Carpi, dopo il Festival di Spoleto, mi sono ricreduta in quanto ho notato che la gente era coinvolta, applaudiva e si divertiva durante tutta la commedia. Debbo dire che il successo di questa commedia, che ormai è in giro da due anni, sta soprattutto nella bravura degli attori. Un cast veramente di primissimo livello.
Cosa ha messo di suo nella regia?
Mi sono limitata a concepirla per il teatro, per la scena. E’ talmente universale il tema che affronta Filumena che arriva in maniera naturale alla platea. Sono stata in tantissimi posti a vedere questa commedia: Firenze, Napoli, Roma ed ho sempre notato l’interesse sincero del pubblico, molto partecipe ed attivo. Indubbiamente le tematiche su cui si focalizza il testo della commedia come quello della famiglia, la paternità, i diritti dei figli illegittimi, il pubblico li sente sempre attuali e a cui prestare molta attenzione.
Da cosa differisce il cinema dal teatro?
Sono due medium completamente diversi. Quando si va in scena al teatro è come partire sempre da zero e gli attori devono dare sempre il loro meglio affinché la commedia possa riuscire nel migliore dei modi. Non hai possibilità di replica: tutto nasce e muore sulla scena. Nel cinema, come nella televisione, hai sempre possibilità di riprovare una scena e tramite il montaggio renderla perfetta. Questo influisce anche sulla forza del messaggio: a teatro arriva molto più forte ed autentico perché c’è un contatto diretto tra attori e pubblico.
Che posto occupa oggi la cultura in Italia?
Purtroppo viviamo in un periodo non facile. Le principale agenzie di socializzazione, la scuola, la famiglia, per effetto dei tempi che corrono, si sono un pò disgregate. La scuola dovrebbe essere riorganizzata partendo dalla rilevanza del ruolo dell’insegnante come fulcro di un modello educativo importante ed imprescindibile per l’educazione dei nostri figli. Come lo era ai miei tempi. Trovo anche disdicevole il comportamento di taluni genitore siano sempre in difesa dei propri figli anziché essere attenti a ciò che accade realmente nella scuola. C’è un degrado in questo settore che auspico venga corretto rapidamente.
Un degrado culturale che a Napoli si riflette nel triste fenomeno delle baby-gang…
C’è un problema che andrebbe affrontato anche seriamente. Ci sono serie televisive che esaltano molto la camorra, la malavita, facendo credere ai giovani d’oggi che quella sia una valida alternativa per riuscire ad avere soldi e successo facili. Bisogna meditare un pò sul ruolo educativo della televisione.
La sua esperienza nel teatro è stata un’incursione o un punto di partenza?
Sto lavorando ad un testo di Pirandello Il piacere dell’onestà sempre con Geppy Igleijses che porteremo presto in giro per l’Italia.