La Napoli della “Belle Époque” – Intervista a Vincenzo De Maria
“Porto a teatro le atmosfere della “belle époque” napoletana tra musica e poesia”
La magia della “Napoli Nobilissima” di quegli anni sarà raccontata, in una veste completamente inedita, attraverso le musiche e le parole dei protagonisti dell’arte dell’epoca, Un viaggio tra mito e leggenda, storia e passione. Un appuntamento assolutamente da non perdere per gli appassionati della storia della “capitale del Sud”, promosso dall’Associazione Onlus Parthenope.
Mercoledì 12 dicembre, alle ore 20,30, l’ Associazione Onlus Parthenope sarà in scena con “La Napoli della Bella Époque“. Lo spettacolo sarà curato e diretto dallo stesso presidente dell’associazione, Vincenzo De Maria, di cui sarà anche interprete di alcuni brani.
Come nasce l’idea di questo progetto?
Il mio intento è quello di spiegare agli spettatori come le scelte storiche, politiche e culturali di quel periodo, della Napoli di fine ‘800 ed inizi ‘900, hanno inficiato sull’attuale situazione di Napoli. Il “risanamento”, avviato dopo la terribile epidemia del colera del 1835 che ha investito la Capitale dell’ex Regno delle Due Sicilie, non è stato compiuto. Napoli non è riuscita a diventare quella città borghese e nobilissima profetizzata dagli scritti di Benedetto Croce, a causa di scelte strategiche, politiche e culturali alquanto discutibili.
A cosa ti riferisci nello specifico?
Una di queste è la situazione meridionale ancora irrisolta che fu richiamata da allora dal Presidente del Consiglio Francesco Saverio Nitti. In quegli anni per la riqualificazione della città di Napoli furono stanziati 100 milioni di lire ed eseguiti numerosi interventi nella zona di Mercato, Vicaria e Pendio, pesantemente flagellate dal colera che causò la morte di 7000 persone e il ferimento di altre 14.000. Però, come detto poc’anzi, quel “risanamento” è stato solo abbozzato. Basta pensare come ancora oggi, Napoli, è un cantiere “aperto” e per questo bisogna risalire alle cause che hanno portato questa bellissima città allo stato attuale.
Come si articolerà lo spettacolo?
Ho cercato di fornire una panoramica della Napoli di quel periodo storico individuando gli eventi più significativi e caratterizzanti da portare in scena. Ammetto che è stata una scelta molto ardua: riassumere in due ore di spettacolo tutti gli accadimenti che si sono susseguiti è praticamente impossibile. Impegno ancora più probante se si considera che è la prima volta in assoluto che quella Napoli è la prima volta che si rappresenta a teatro. Solo lo storico ed accademico prof. Francesco Barbagallo ha messo insieme in modo sintetico gli eventi storici di quel periodo.
Quali sono i brani e le canzoni che accompagneranno questo evento?
Anche qui è stata fatta una selezione molto minuziosa ed approfondita. La scelta è ricaduta su canzoni che riflettono il fermento culturale ed il momento storico ad esse collegate. Basti pensare a “Funiculì funiculà“, ispirata dall’inaugurazione della prima funicolare del Vesuvio, costruita nel 1879, per raggiungere la cima del Vesuvio, dove dal testo riecheggia l’atmosfera di allegria e brio che animava i visitatori durante il tragitto. O ancora ” ‘E Spingule francese“, canzone nata nelle campagne di Pomigliano e poi musicata da Salvatore Di Giacomo. Molte canzoni che verranno presentatesono state scritte da semplici cittadini che non avevano il passaporto di scrittori o poeti. A titolo di esempio possiamo nominare E. A. Mario, pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta, che da semplice postino è divenuto uno dei massimi esponenti della canzone napoletana della prima metà del Novecento.
Quali attori e musicisti animeranno “La bella époque”?
In quest’avventura mi sono affidato ad un cast di altissimo livello in cui annoveriamo Lalla Esposito, Carmine De Domenico, e Matteo Mauriello, e dei musicisti Antonio Ottaviano, Arcangelo Michele Caso, Carmine Terracciano, Domenico Monda, Peppe Renella. Una meritatissima menzione va fatta ad Antonella Santoro, ricercatrice delle storie.
Nella commedia non mancheranno riferimenti a personaggi illustri…
In scena verranno rappresentati tutti luminari che hanno concorso con le loro arti a rendere Napoli la Capitale intellettualmente e culturalmente più florida del Mondo. Penso a Matilde Serao, una delle fondatrice de “Il Mattino” che coniò lo slogan “bisogna sventrare Napoli dal suo cancro”, per supportare la richiesta al governo del sindaco Nicola Amore della Legge speciale per Napoli, approvata nel 1885. Cancro che in questo caso era il colera. Ci saranno riferimenti a Scarpetta, Viviani, Scarfoglio, Croce, Depretis, Giolitti, Nitti, Capuano, Vico, Schilizzi, ingengere napoletano e i F.lli Mele, commercianti napoletani famosi per essersi ispirati ai grandi magazzini francesi Lafayette e Le Bon Marché .