LA PENNA CALVINIANA CHE COLPISCE DRITTO AL CUORE DEI LETTORI

La risata fine a se stessa lascia il tempo che trova: io cerco di fornire ai miei lettori strumenti per indurre loro a riflettere sulle problematiche sociali di questo millennio. Questa scuola non è un albergo tratta temi come il bullismo, la disoccupazione, l’ amicizia. Il mio sogno? Dopo aver portato a teatro Benvenuti in casa Esposito mi piacerebbe trasportarlo sul grande schermo.

Pino Imperatore ha una dote eccezionale: riesce a parlare con tono canzonatorio anche delle vicende più tragiche e dei drammi sociali più struggenti che attanagliano la nostra società. E’ un miscuglio tra serio e faceto, lo scrittore di punta del genere umoristico che si erge a stella nel firmamento dell’editoria italiana.
Ospite del Teatro Italia, in occasione della presentazione del suo nuovo lavoro, Questa scuola non è un albergo, evento organizzato dal presidente dell’associazione Acerra Nostra – Museo di Pulcinella di Acerra Franco Mennitto, Pino Imperatore ci ha lasciato una lunga e schietta intervista in cui ripercorre le tappe del suo successo editoriale e spaccati della sua vita personale e professionale.

 

 

Pino, cosa vuoi raccontare in questo tuo nuovo libro?

Tante cose. La scuola innanzitutto, quella positiva, quella bella che sto incontrando in questi anni, soprattutto dopo l’uscita di Benvenuti in casa Esposito. Una scuola attiva, fatta di eventi, progetti, di fervente partecipazione dei dirigenti scolastici, dei professori, degli studenti ed anche delle famiglie. Poi ho voluto raccontare l’adolescenza: un po’ come l’ho vissuta io, ma soprattutto come la vivono oggi i ragazzi napoletani che affrontano la vita in modo energico e positivo, coloro che vogliono affermarsi nella vita con grande senso di responsabilità.

Quindi un messaggio positivo della scuola e della famiglia nonostante da più parti sono indicate come agenti di socializzazione in crisi di valori?

Credo che se sono valorizzate nel modo opportuno sono due agenzie formative che sono i pilastri della convivenza civile. Inutile negare che nella famiglia e nella scuola sono luoghi in cui si forma la personalità dell’individui che poi diventeranno gli uomini e le donne del domani. In tutte le scuole in cui sono stato che hanno sviluppato e sviluppano continuamente progetti che coinvolgono i ragazzi in modo positivo e li lasciano riflettere, pensare e proporre, ho trovato degli studenti incredibili perché riescono ad esprimere una creatività, una fantasia che in altri luoghi non trovo. Aggiungo che noi ragazzi del sud abbiamo una marcia in più rispetto a quelli del nord, perché da noi ci sono più problemi e dunque si devono attrezzare di strumenti migliori e più efficaci per affrontare la vita.

Hai avuto un grande merito con il tuo best seller Benvenuti in casa Esposito: quello di avvicinare i giovani alla lettura. Impresa difficile in Italia, dove purtroppo c’è una piccola percentuale di lettori “forti”?

Purtroppo è vero che siamo tra gli ultimissimi posti in Europa come numero di lettori. Io cerco con il mio linguaggio comico-umoristico di arrivare ai lettori di ogni età : dai 10 anni fino ai 150 anni (ride). A me riesce facile scrivere così prendendo spunto dalla grande tradizione umoristica italiana, come Achille Campanile, Ennio Flaiano, Giovannino Guareschi. ma cerco sempre di non strappare soltanto una risata, ma anche di far riflettere su tematiche sociali: la battuta divertente, comica che dopo trenta secondi è stata dimenticata non ha avuto secondo me un effetto positivo al 100%. In Benvenuti in casa Esposito parlo della criminalità, mentre in Questa scuola non è un albergo parlo di bullismo, di ragazzi che non vengono accettati, di immigrazione, di disoccupazione, di amicizia, dei primi amori: tematiche che passano attraverso il mio linguaggio “leggero”, ma è una leggerezza la mia che definisco “Calviniana”.

Come ha cambiato la sua vita professionale e personale Benvenuti in casa Esposito?

L’ha cambiata, nel senso che adesso sono sempre in giro: ormai sono arrivato a quasi più di 400 incontri nel giro di poco più di 4 anni. Per me è stata la realizzazione di un sogno: riuscire a parlare a migliaia di persone in Italia e all’estero è una responsabilità forte. Facevo dei calcoli qualche giorno fa e mi tremavano le gambe: tra Benvenuti in casa Esposito e il sequel ho venduto più di 100.000 copie, moltiplicato per tre, perché poi il libro mediamente lo si presta all’amico o conoscente, sono riuscito a dialogare con più di 300.000 lettori. Ciò, da un lato mi inorgoglisce ma dall’altro mi pone incombenze importanti, ovvero sono consapevole che i ragazzi che leggono i miei libri non posso deluderli e dare loro degli strumenti per riflettere e agire alle difficoltà della vita.

Da libro a commedia: come è nata l’idea di portare in scena Benvenuti in casa Esposito?

Nacque in maniera molto casuale. Paolo Caiazzo lesse il libro e mi disse: “Pino, ma perché non facciamo una commedia?”. Cominciammo a scrivere e nel frattempo lo venne a sapere Alessandro (Siani) che mi chiamò: “Pino, so che state scrivendo qualcosa sul tuo libro, per caso volete una mano?” (ride di gusto). E’ così è nata la cosa, in maniera inaspettata e spontanea come accade tra amici. La commedia che ne è venuta fuori ha avuto un successo strepitoso: ormai siamo in tournée da oltre 3 anni con 85 spettacoli e più di 100.000 spettatori. Oltre a Paolo Caiazzo, che è proprio il Tonino Esposito del libro sia fisicamente che nei modi di fare, ci sono altri otto attori, tutti bravissimi ed aderenti al ruolo dei personaggi descritti nel libro.

Cosa dobbiamo aspettarci dalla mente creativo di Pino Imperatore?

Ho in cantiere ipotesi di nuovi romanzi sempre tragicomici. In più sto prestando più attenzione a qualche progetto relativo alla televisione e al cinema. Chissà, forse realizzare un altro grande sogno: quello di portare Benvenuti in casa Esposito sul grande schermo.


Sinossi Questa scuola non è un albergo di Pino Imperatore

Diciotto anni, simpatico, intelligente e senza grilli per la testa: Angelo D’Amore è il figlio di cui ogni genitore andrebbe fiero. Con un padre creativo, una sorellina geniale e un impertinente pappagallo, Angelo vive in una casa affacciata sul Golfo di Napoli. Inseguendo il sogno di diventare chef, frequenta l’ultimo anno dell’istituto alberghiero “Lucullo”, circondato da una banda di bislacchi compagni di classe, come Giggino ’a Lente, fissato con gli extraterrestri, Alfonso detto ’o Muscio per la sua lentezza esasperante, e Maria Peppa Pig, che ama il cibo sopra ogni cosa. Fra una cotta segreta per la bella professoressa di lettere, una scazzottata con il bullo della scuola e l’irresistibile sfrontatezza dei compagni, Angelo deve fare i conti con una gigantesca ombra che oscura la sua vita: la mancanza della mamma, morta durante una gita in barca col marito, in circostanze mai chiarite. Che cosa è successo in quei terribili momenti? E perché il padre si rifiuta di parlarne? Un mistero che Angelo, con tutta la leggerezza e la forza della sua età, è determinato a sciogliere. Dopo la fortunata saga degli Esposito ritorna Pino Imperatore con Questa scuola non è un albergo, il nuovo romanzo comico ed esilarante ambientato, come sempre, a Napoli, dove, fra crisi economica e crisi dei valori, si svolgono le appassionanti vicende della famiglia D’Amore.

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